Nel territorio dell’Isola Sacra esiste un borgo particolare che molti non conoscono e che vive nel lembo di terra tra il fiume e la terraferma da decenni. Si tratta di Passo della Sentinella.
Ai più non dirà nulla ma a coloro che nelle serate d’estate di avventurano tra le sue stradine strette, tra il fiume, i bilancioni e le sue caratteristiche case a palafitte, regala attimi di spontanea solitudine e sorpresa: per un attimo sembra di essere in un altro luogo, in un altro tempo, in un’altra dimensione e d’improvviso, superata una curva e una casa, ci si affaccia sul mare, placido e rosso dal sole che si nasconde all’orizzonte.
Il nostro viaggio inizierà da via Monte Cadria, la strada che costeggia il fiume e che tra vari saliscendi porta alla foce del fiume Tevere: qui il fiume caro ai Romani si tuffa nel mar mediterraneo e le sue acque, dolci e provenienti dal monte fumaiolo, si uniscono con le acque salate del mar Tirreno, il Mare Nostrum degli antichi Romani. La corrente qui è forte e selvaggia e lo scontro tra i due corsi d’acqua produce onde alte e una fortissima corrente che, nelle giornate più ventose, è assai difficile da cavalcare e superare.
Mentre ci avviciniamo a Passo della sentinella possiamo notare sulla sinistra il fiume che placidamente scorre, ancora inconsapevole degli otacoli che dovrà superare prima di tuffarsi in mare aperto.
Sempre sulla sinistra potremo scorgere vari cantieri nautici, club e ristoranti che popolano questo tratto di costa.
Ancora due pedalate ed eccoci arrivati ad un bivio, prendiamo la strada a sinistra e iniziamo ad addentrarci nei vicoli del quartiere.
L’origine di Passo della sentinella non è antichissima, si tratta di un insediamento abitativo nato circa 40 anni fa e popolato per lo più da coloro che lavoravano sul fiume e sul mare o nelle vicinanze. Spesso erano persone con modeste disponibilità che trovavano in questo luogo una zona di riparo e conforto, dove erigere la propria casa.
Si tratta però di una comunità vera e propria dove le persone si conoscevano, si aiutavano, cercavano conforto una con l’altra, specie nei momenti di difficoltà durante un temporale o quando il fiume si ingrossava sfondando i sottili argini di questo tratto del suo percorso.
Il nostro sguardo è inevitabilmente catturato dalle caratteristiche case a palafitta che dipingono il paesaggio attorno a noi, sono simili a quelle che si possono incontrare lungo i viali di New Orleans e sono state costruite per il medesimo scopo, proteggersi dalle inondazioni del fiume. Si, perchè uno dei più grandi problemi di questo lembo di terra sono proprio le indondazioni quando il fiume si ingrossa e i suoi sottili argini non trattengono più le acque che invadono la terra.
Le case possono essere di legno (ben poche ormai) o muratura e sono costituite da due piani, il piano terra è composto da un garage o una cantina mentre quello superiore ha un balcone a veranda e l’ingresso principale alla casa.
Non aspettatevi architetture eleganti o raffinate costruzioni, piuttosto abitazioni scarne, concrete, costruite per sopravvivere al vento, alla salsedine e alle possibili inondazioni dell’amato/odiato fiume.
C’è anche una chiesetta piccolina che fa capolino con la sua architettura semplice e il suo legno stanco e vecchio, ma ancora vivo e presente per le anime del popolo che abita il fiume.
Ed ecco che ci avviciniamo al mare.
Superate le ultime case appare d’improvviso la spiagga, gli scogli, il mare e l’orizzonte azzurro.
L’odore di salsedine invade le nostre narici e ci spinge a parcheggiare la bici.
Girando lo sguardo possiamo notare non lontano da noi il vecchio Faro e accanto a sè alcuni bilancioni mentre di fronte a noi si apre un paesaggio verde e salmastro, in primo piano margherite e flora mediterranea e dietro la scogliera il mar mediterraneo.
Purtroppo non mancano dei rifiuti qua e là, segnale che questo territorio ha bisogno ancora di tanta protezione e cura.
Rimaniamo ancora qualche minuto a goderci lo spettacolo e poi montiamo di nuovo in sella, il percorso non è finito.
Proseguiamo il nostro viaggio a due ruote superando via Passo della Sentinella, dirigendoci verso il Faro di Fiumicino.
Superato il parco di passo della sentinella, dove un grande “giardino di sabbia” ricoperto di margherite e fiori profuma l’ambiente e colora il paesaggio, percorriamo un altro breve tratto di strada.
Ed ecco apparire in tutta la sua maestosità il Faro di Fiumicino e accanto ad esso una serie di bilancioni, le antiche case di legno sul mare utilizzate dai pescatori per pescare nel mare azzurro dell’Isola Sacra.
Il suo protagonista principale è il trabucco, una grande piattaforma di legno sorretta da palafitte, ancorata alla roccia da grossi tronchi di pino d’Aleppo, dalla quale si allungano, sospesi a qualche metro dall’acqua, due (o più) lunghi bracci, detti antenne, che sostengono un’enorme rete a maglie strette detta trabocchetto.
Il rituale della pesca è qualcosa di magico: lentamente, placidamente, il trabocchetto viene prima abbassato, lasciato in acqua per diverso tempo e poi viene alzato per intrappolare banchi di pesce nella sua fitta rete.
Secondo alcuni storici pugliesi, il trabucco sarebbe un’invenzione importata dai Fenici. La più antica data di esistenza documentata risale al XVIII secolo, periodo in cui i pescatori dell’Abruzzo dovettero ingegnarsi per ideare una tecnica di pesca che non fosse soggetta alle condizioni meteomarine della zona. I trabocchi, infatti, permettono di pescare senza doversi inoltrare per mare: sfruttando la morfologia rocciosa di alcune zone pescose della costa, venivano costruiti nel punto più prominente di punte e promontori, gettando le reti verso il largo attraverso un sistema di monumentali bracci lignei.
Da qualche mese i bilancioni stanno vivendo una nuova vita e alcuni volenterosi e appassionati di questi luoghi hanno deciso di rimetterne uno a nuovo e di trasformarlo in quel luogo di raccoglimento e di aggregazione che era una volta: i ragazzi de “Il Bilancione” (https://www.facebook.com/IlBilancione) organizzano giornate e serate a tema con musica, birra e stuzzichini: serate allegre, spensierate che colorano di spensieratezza questi luoghi, troppe volte abbandonati a sè stessi.
Il paesaggio che si scorge dal loro bilancione è eccezionale: davanti a noi una grande laguna blu e all’orizzonte i monti della Tolfa mentre il sole lentamente scende, abbracciando l’orizzonte e colorando di rosso, giallo e arancio tutto il cielo.
L’atmosfera è magica e rimarremmo qui tutto il giorno ascoltando il fruscìo del vento, il suono del mare che si infrange sugli scogli, il canto dei gabbiani e osservando un panorama meraviglioso, dipinto con il blu del mare e l’azzurro del cielo.
Stupendo.
A malincuore scendiamo dal bilancione, superiamo il ponticello di ferro che sovrasta il canale e ci dirigiamo alla nostra bicicletta per ritornare indietro. Addio passo della sentinella, anzi, arrivederci. Ci mancherai.
Mentre ripercorriamo la strada a ritroso però non possiamo non ammirare lo splendido murales di Peri Helio (https://www.facebook.com/perihelium/), artista Spagnolo, che ha dipinto “Fiumara la Grande”, dove la natura, la poesia, l’immaginazione e l’arte si uniscono in un fluire di immagini e pensieri lungo un fiume immaginario, che accompagna il viandante in un viaggio stellare e introspettivo.
“Peri si basa su un complesso e variegato immaginario, in cui è stabilito un legame stretto tra le sue esperienze personali e i suoi interessi artistici. Così, sia Geometria e Astronomia sono profondamente radicate nel vocabolario metaforico del suo lavoro. Nelle sue composizioni intime personali, forme organiche e geometriche si mescolano, con alcune suggestioni surreali e simboliche.
Peri è un filosofo visivo della condizione umana. Con una grande consapevolezza ambientale, è un osservatore della natura e dei cambiamenti al suo interno. Tutte queste caratteristiche sono chiaramente riflesse nel processo creativo dell’artista.” (tratto da http://laspondasalmastra.blogspot.it/ ).
Potete ammirare questa opera d’arte in via Sernaglia della Battaglia.
Grazie Peri, Gracias Peri 🙂
FONTI E LINK CONSIGLIATI:
Per capire meglio la vita, le tradizioni e la cultura di questo particolare borgo vi consigliamo di seguire il blog
http://laspondasalmastra.blogspot.it/
gestito dal Sig. Edoardo Morello
P.s.= Il nostro amico Bruno ci scrive su facebook e ci indica una inesattezza sulla nostra descrizione e noi prontamente pubblichiamo,
“Ho letto tutto l’articolo ed è molto interessante c’è una sola inesattezza Passo della Sentinella sono oltre 20 anni che non si allaga per il Fiume Tevere, perchè quelle baracche con pilotis alti oltre 2 m ora sono praticamente a livello strada. L’Argine che era alto 3 m ora è di 1/1,50 m quindi la zona è forse meno romantica ma molto più vivibile e bella per Noi che ci stiamo tutto l’anno e che quando Isola Sacra si è allagata e deve intervenire addirittura l’esercito non ha visto allagare le strade. Sono 20 anni che vivo qui e ne sono affascinato sempre di più. Svegliarsi con gli uccellini che cinguettano o vedere le farfalle che con le loro ali variegate ci danno il buongiorno è splendido. Per non parlare dei pipistrelli che la sera eseguono le loro evoluzioni e mille altre suggestioni. Veramente se ci fosse un po più di inventiva dai burocrati delle varie Istituzioni ci sarebbe la possibilità di creare una zona tipo alcuni quartieri di elite di Miami.“