Il viaggio che faremo in questo episodio ci porterà a conoscere un uomo straordinario che nel corso della sua esistenza, grazie al suo lavoro, ha letteralmente salvato la vita di migliaia di persone non solo nel nostro territorio, ma in tutto il mondo.
Percorreremo la sua vita mostrandovi anche i luoghi del territorio che lo hanno ospitato e che potete visitare ancora oggi.
Fu un medico, un entomologo e zoologo di fama mondiale.
Stiamo parlando di Giovanni Battista Grassi.
Giovan Battista Grassi nacque a Rovellasca, in provincia di Como, nel 1854; iniziò a studiare Medicina all’Università di Pavia grazie ad una borsa di studio che mantenne per tutto il corso.
Sin da giovanissimo, dimostrò di essere enormemente interessato alla ricerca; infatti, quando frequentava ancora l’Università di medicina, riuscì a scoprire la causa di un’epidemia di gatti, sezionando gli animali morti e scovando nel loro intestino la presenza di un verme parassita che provocava nei felini emorragie mortali.
Grassi si laureò in Medicina nel 1878, continuando le sue ricerche con grande meticolosità e precisione. Nel 1878 andò a lavorare nella stazione oceanografica di Messina, operando contemporaneamente anche nella stazione zoologica di Napoli. Tra il 1879 ed il 1880 fu all’Università di Heidelberg, dove continuò i suoi studi sui Protozoi. Qui conobbe Maria Koenen, che fu dapprima sua assistente e poi divenne sua moglie e da cui ebbe una figlia, Isabella.
Sull’onda della sua fama internazionale, nel 1895, ottenne il trasferimento all‘Università di Roma dove insegnò Anatomia Comparata e, dal 1903, Entomologia Agraria, per la prima volta presente nell’università romana.
A Roma operava da anni un gruppo di importanti malariologi che affrontavano il problema della malaria dal punto di vista clinico: il patologo Ettore Marchiafava e il suo allievo Amico Bignami, l’igienista Angelo Celli e il clinico Giuseppe Bastianelli. Grassi nel 1896 si inserì in questo gruppo di scienziati come entomologo per la identificazione dell’insetto vettore del plasmodio della malaria.
La parola malaria deriva da “mal’aria”, termine introdotto a Venezia nel 1571, e sta ad indicare l’aria malsana, corrotta, causata dalla formazione delle paludi alla foce dei fiumi che si immettevano nella laguna veneta.
Il termine “mal’aria”, in uso a Roma e nelle campagne laziali circostanti, veniva introdotto nella letteratura inglese da Walpole nel luglio del 1740 e, agli inizi dell’ ottocento, la parola “malaria” divenne ufficiale.
Agli inizi del ‘900 la malaria era diffusa in tutto il territorio nazionale, contagiava 2 milioni di abitanti uccidendone 15 mila l’anno su una popolazione a rischio di circa 11 milioni di persone. Un vero flagello per tutta la nazione.
Nel corso della storia non furono immuni nemmeno re, poeti, santi e papi: tra i personaggi più famosi che morirono di malaria possiamo ricordare Alarico, re dei Visigoti, S. Agostino, Dante Alighieri, Francesco Petrarca ma anche 25 papi tra cui Rodrigo Borgia, papa Alessandro VI.
E’ grazie al lavoro di scienziati come Grassi che questa piaga fu debellata.
Nel 1900 Grassi, dopo aver studiato in modo approfondito della la malaria degli uccelli, passò alla malaria umana, soprattutto colpito dalle condizioni terribili della campagna romana, in cui la malaria aveva particolare intensità e colpiva soprattutto i ragazzi. Egli comprese subito che la malattia era introdotta all’interno del corpo umano da vettori esterni, sicuramente insetti alati. Iniziò quindi ad impegnarsi personalmente nella cattura di diverse specie di zanzare presenti nelle paludi della campagna intorno a Fiumicino e cominciò ad intervistare i contadini che vivevano in quelle zone.
Questi raccontavano di essere molestati soprattutto da un tipo di zanzara piuttosto grande, con ali grigie e macchiate, che faceva la loro comparsa al tramonto fino a tutta la notte. Grassi identificò questo tipo di zanzara con l’Anopheles maculipennis.
La fase successiva fu quella di studiare ed allevare le zanzare nel proprio laboratorio. In questa fase, molto importante fu la collaborazione di un certo sig. Sola, che si prestò quale cavia umana per le sperimentazioni di Grassi. Egli si offrì volontariamente a farsi pungere ogni sera da una specie di zanzara diversa senza mai mostrare i segni della malattia, finché una sera Grassi lo fece pungere da una zanzara che aveva già punto persone malate e dopo alcuni giorni anche il sig. Sola mostrò i sintomi tipici della malaria.
Grassi era quindi riuscito a scoprire il ciclo di trasmissione della malaria. Eppure non si fermò, continuando le sue ricerche per tutta la vita.
Finalmente, a conclusione delle sue ricerche e delle sue scoperte, Grassi pubblicò, nel 1900, il volume intitolato Studi di uno zoologo sulla malaria, che riassumeva tutti i procedimenti, gli studi e le conclusioni degli anni trascorsi ad occuparsi della zanzara anofele e del Plasmodio. E fu grazie a questa scoperta e a questo libro che furono avviate le ingenti opere di bonifica delle zone paludose in tutta Italia.
Inoltre per poter combattere al meglio la malaria, Grassi suggerì al Parlamento di intraprendere una campagna di protezione chimica che contemplava la somministrazione del chinino, sostanza che uccideva i parassiti. La campagna ebbe inizio nel 1901 e proseguì negli anni successivi, fino alla completa bonifica delle aree interessate dalla malaria.
La vita professionale di Grassi fu però toccata anche da una diatriba che lo scosse profondamente e che arrivo anche a negargli un premio nobel.
Il 28 Novembre 1898, Grassi dichiarò, in una nota all’Accademia dei Lincei, di aver ottenuto la prova sperimentale della trasmissione del parassita e l’identificazione della specie di zanzara vettrice nell’uomo. Il 31 dicembre dello stesso anno, in India, il medico britannico Ronald Ross, in un articolo sugli Annales de l’Institut Pasteur, dimostra che la trasmissione della malaria negli uccelli è legata allo sviluppo del parassita sia nell’ospite vertebrato che nella zanzara, e che quest’ultima è in grado di infettare nuovi uccelli. Ipotizza un simile meccanismo di trasmissione per la malaria anche per l’uomo.
Sebbene Ross fosse già a conoscenza dei risultati ottenuti da Grassi, grazie ai resoconti inviatigli dal medico Charles, ospite del laboratorio di Grassi nel 1898, il medico Inglese iniziò una campagna diffamatoria contro di lui per rivendicare la priorità sulla scoperta del meccanismo di trasmissione della malaria. Nel 1902 Ross fu insignito del Premio Nobel per la medicina.
In diversi ambienti, tuttavia, si diffuse l’idea che quel premio Nobel dovesse spettare al parassitologo italiano e nel 1910 la prestigiosa Università di Lipsia conferì a Grassi la Laurea Honoris Causa per i suoi studi sul contagio malarico, delle quali si sottolinea la preminenza.
Alla fine della prima guerra mondiale, si ebbe una grave recrudescenza di malaria e ciò indusse Grassi ad occuparsene nuovamente.
Nel 1918, fondò nel nostro territorio un “Osservatorio della Malaria”, nel delta del Tevere, dove studiò le abitudini di volo della zanzara compiendo un ampio studio epidemiologico sull’incidenza della malaria nella zona, suggerendo cosi vari metodi di controllo e prevenzione.
Grassi continuò a studiare la malaria e a tenere lezioni in aula, dove si faceva condurre su una portantina improvvisata con una poltrona di vimini.Continuò i suoi studi e le lezioni fino alla sua morte avvenuta a Roma il 4 maggio 1925, mentre correggeva un proprio manoscritto sulla biologia delle zanzare Anopheles superpictus.
Selon son testament, il a été enterré dans le cimetière de Fiumicino avec sa femme et sa fille »où il avait passé de longues années de travail intense et de passion anxieuse”.
Giovanni Battista Grassi fu un uomo straordinario che si impegnò per tutta la sua vita a combattere una malattia che decimava e uccideva decine di migliaia di persone, sfigurandole e distruggendole fisicamente e mentalmente.
La sua importanza per il nostro territorio è testimoniata dalle decine di vie, piazze, statue, scuole intitolate in suo ricordo e onore: via giovanni battista Grassi, piazza Giovan Battista Grassi, l’istituto scolastico di Fiumicino “Giovan battista grassi”, l’ospedale di Ostia intitolato in suo onore, il primo palazzo comunale che fu istituito dove sorgeva la sua casa e il suo studio.
E non è un caso che per il suo viaggio finale abbia scelto Fiumicino come ultima dimora: è stato sepolto nel 1925 nel piccolo cimitero monumentale di Fiumicino dove, in seguito, furono ospitate le spoglie della amata moglie e della figlia Isabella.
Non possiamo che ringraziarlo e ricordarlo per il suo prezioso studio e lavoro, che ha permesso a molte persone di sopravvivere e a tutti noi di poter vivere in questi splendidi territori.